È calato il sipario da un po’ ma l’eco dell’ultimo atto di University Talent Challenge è ancora nell’aria. A bilancio fatto, possiamo dire che è stata una prima edizione straordinaria. E lo spettacolare business game finale, lungi dall’essere solo un brillante gioco di ruolo, è stato l’epilogo perfetto di un’esperienza intensa e illuminante. Lo dicono i ragazzi che vi hanno preso parte. Perciò in queste righe faremo un salto indietro per riviverne i momenti essenziali.
Sin dalle prime battute, la Challenge ha stuzzicato la curiosità di laureandi e neolaureati. Parte del merito è da attribuire a una comunicazione fresca, differente dal mood tipico dei career day, diffusa anche attraverso i social media.
Il fatto che tutto l’evento si è svolto online, tramite piattaforma di comunicazione, abbattendo disagi e condizionamenti legati alle distanze geografiche, ha aiutato a rompere gli indugi, facendoci registrare richieste di partecipazione alla selezione da ogni regione d’Italia. In una realtà dove il rito del classico colloquio-intervista è ancora molto radicato, l’innovativa natura 100% digitale di UTC è parsa a questi giovani perfettamente allineata a contesti professionali smart, che si avvantaggiano di modalità come lavoro agile, remote working eccetera.
In fase di selezione, abbiamo ricevuto candidature da laureandi e neolaureati di quasi tutti gli atenei del Paese. E se si considera che la competizione era aperta alle classi di laurea di Ingegneria, Economia, Finanza, Statistica, Informatica e Fisica, viene fuori un campione di giovani menti molto diversificato.
Superfluo dire che anche i nostri partner (A2A, Accenture, Barilla, Cegeka, Decathlon, Deloitte, EY, Fincantieri, Generali, NTT Data), aziende sempre sul pezzo in fatto di innovazione, hanno colto al volo l’opportunità di entrare in contatto con un simile cast di talenti, senza varcare la soglia dell’ufficio risorse umane.
L’evento era suddiviso in tre momenti che negli articoli precedenti abbiamo definito atti. Il primo riguardava la fase di accesso alla Challenge. Per restare in metafora, una sorta di audizione digitale. Volevamo fosse coinvolgente e sfidante per i partecipanti, un momento in cui mettere alla prova le proprie hard skill. Per cui abbiamo progettato uno skillgame a tempo, basato su 24 domande a risposta multipla, su 4 aree tematiche (problem solving, tecnologia e innovazione, comunicazione e media, business keywords). È uno strumento particolarmente efficace per testare le competenze dei candidati. Le migliori 60 performance sono state classificate in base al binomio risposte esatte/tempo.
Ma il livello di preparazione, sebbene sia un requisito importante, non è sufficiente a indicare l’effettivo valore di una persona.
Nel secondo atto della Challenge, allora, abbiamo coinvolto i candidati selezionati nello svolgimento di altre due prove, questa volta studiate per testare le loro soft skill. La prima consisteva in una video-intervista basata su quattro domande che mettevano a fuoco l’approccio alle sfide e l’attitudine al lavoro di squadra, oltre che le aspettative riguardo al proprio futuro professionale. Lo scopo di questa prova era dare ai ragazzi la possibilità di presentarsi nella maniera che ritenessero più opportuna, In più volevamo iniziare a fornire agli assessor delle aziende partner elementi importanti per una prima valutazione dei candidati. Come, ad esempio, la capacità comunicativa, che è un’abilità fondamentale per lavorare in team.
Prima di spegnere la webcam del pc e passare allo step successivo, abbiamo dato ai ragazzi tre minuti per farsi “l’autoritratto”. Ma stavolta in inglese. Dovendosi presentare a importanti aziende internazionali, nella prospettiva di svolgere eventuali mansioni all’estero o di doversi relazionare con colleghi di altre nazioni, era indispensabile mettere alla prova la loro dimestichezza con la “lingua del mercato”. Se per i partner questo mini pitch costituiva un altro elemento di valutazione, per i ragazzi è stato un modo per cominciare a familiarizzare con uno strumento che nel mondo del business si utilizza abitualmente per descrivere in modo breve e convincente qualcosa e suscitare interesse nell’interlocutore.
Come abbiamo già detto, con questa esperienza ci premeva offrire anche un’esperienza formativa. Ed è proprio per aumentarne il valore che abbiamo realizzato un video tutorial con tutti i consigli per presentarsi in maniera impeccabile.
Così si è chiuso il primo tempo di questo secondo atto.
Nel secondo tempo, invece, abbiamo visto “i 60” protagonisti di un role playng individuale, il Web InBasket, in cui dovevano calarsi nei panni di un manager alle prese con una serie di circostanze problematiche, in uno scenario lavorativo simulato. Anche questa prova è stata progettata per fornire agli assessor una panoramica più estesa di quelle abilità che sono essenziali per il successo in un ambiente lavorativo innovativo e dinamico.
C’erano eventi, infatti, attraverso cui sondare l’attitudine al lavoro di squadra. Questa richiede la condivisione di idee e il confronto costruttivo, al fine di portare il gruppo a raggiungere l’obiettivo. Sono abilità connesse alla predisposizione a costruire e gestire relazioni positive, oltre che alla destrezza nel comunicare in maniera chiara ed equilibrata.
Osservando le scelte dei partecipanti di fronte a problemi complessi, è stato possibile determinarne la capacità analitica e la prontezza di riflessi nell’agire in maniera tempestiva ed appropriata, adattandosi a circostanze mutevoli. Nonché la perspicacia nel correlare fatti ed eventi apparentemente slegati. Ma anche l’intuito nello stabilire le priorità d’azione in linea con gli obiettivi aziendali e le circostanze operative, valutando con cura l’impatto delle proprie scelte.
Insomma, una mole di dati importante che, in un’ottica di massima efficienza, abbiamo raccolto sulla nostra Web Assessment Platform, a beneficio degli HR. Per chiarezza e fruibilità, la piattaforma genera automaticamente report corredati di diagrammi e giudizi sintetici.
E siamo giunti all’atto conclusivo della Challenge, la Business Game Competition che ha suscitato grande entusiasmo e soddisfazione sia tra i partner sia tra i candidati. L’evento si è svolto nel corso di un’intera giornata, che abbiamo suddiviso in vari momenti, tra round di simulazione, debriefing di periodo e pitch delle aziende.
Già durante la fase di benvenuto si percepiva eccitazione e curiosità da parte di ragazzi e ragazzi. Man mano che li smistavamo nelle stanze virtuali dei team a cui li avevamo assegnati, ognuno approfittava dei pochi minuti a disposizione per presentarsi al resto della squadra, raccontando il proprio percorso accademico e altri dettagli utili sulla loro formazione. In questa fase, i partner hanno subito potuto apprezzare l’eterogeneità dei team, che abbiamo formato affiancando individui provenienti da facoltà e atenei diversi.
Una volta rotto il ghiaccio, abbiamo informato i giovani sulle modalità di gioco e fornito via e-mail le credenziali di accesso alla nostra piattaforma e un manuale d’uso. Ogni team rappresentava un’impresa virtuale specifica in uno scenario simulato che copriva un arco di due anni, condensati in poche ore. Cuore pulsante di University Talent Challenge, il Business Game aveva lo scopo di offrire ai partecipanti l’opportunità unica di sperimentare in maniera realistica le dinamiche di gestione di un’impresa. Perciò abbiamo articolato l’esperienza in modo che fosse intensa, realistica e coinvolgente. L’immersione è stata immediata e totale.
Ognuno dei quattro step decisionali previsti, rappresentava un periodo di sei mesi di attività. Durante ogni turno di simulazione, le squadre erano chiamate a definire e applicare le loro tattiche, attraverso catene di decisioni chiave, riguardanti vari aspetti della gestione aziendale. Spostandosi tra le virtual room, gli assessor seguivano i ragazzi che allocavano le risorse a disposizione, pianificavano le strategie di marketing, discutevano le scelte di produzione e di investimento, gestivano le risorse umane. Il tutto da un punto di osservazione ravvicinato eppure così discreto che nessun partecipante sentiva il fiato sul collo. La naturalezza delle loro azioni ne erano la prova.
Da un semestre all’altro, ogni impresa analizzava i dati di mercato, le tendenze di settore e le performance aziendali, tarando la strategia. Come nella dimensione reale, anche qui l’obiettivo era massimizzare il valore d’impresa, adattandosi in tempo reale alle condizioni mutevoli del mercato e alle mosse degli avversari.
Al termine di ogni round, poi, effettuavamo insieme un debriefing approfondito. Questo momento era cruciale, in quanto offriva ai partecipanti un feedback diretto sulle decisioni prese e sui risultati conseguiti. A questo scopo, i tutor di Artémat fornivano analisi dettagliate, evidenziando sia le strategie vincenti sia le aree di miglioramento. Questo scambio permetteva alle squadre di riflettere sulle proprie scelte, comprendere meglio le dinamiche di business e affinare le loro strategie per i round successivi.
Affrontare due anni di gestione in poche ore non è un “gioco da ragazzi”, nemmeno quando lo si fa in un game di simulazione. Allora abbiamo previsto un break al termine di ogni semestre, per consentire ai ragazzi (e non solo a loro) di riprendere fiato. Per valorizzare queste fasi di decompressione, i partner hanno tenuto dei pitch di presentazione della durata di un quarto d’ora. Attraverso le parole dei rispettivi HR e la condivisione di contenuti multimediali, hanno mostrato le loro realtà aziendali, i valori fondamentali e le opportunità di carriera che offrono. Ogni azienda ha avuto l’opportunità di esporre ciò che la rende unica nel suo settore, nonché di delineare i percorsi di crescita e sviluppo professionale disponibili all’interno delle loro strutture. Infine hanno risposto alle domande che i ragazzi, incuriositi e desiderosi di far parte di quelle realtà, gli hanno rivolto. Questi momenti hanno offerto ai partecipanti non solo un’idea chiara delle prospettive professionali nelle varie imprese, ma anche un’ispirazione su come incanalare nel mondo del lavoro le competenze e le passioni acquisite nel corso degli studi universitari.
Dopo 4 round sempre più intensi e stimolanti, ci siamo riuniti tutti in plenaria per la proiezione della classifica finale, stilata in base alle statistiche di gioco e alle valutazioni degli assessor raccolte con la nostra web app.
Come avviene in tutte le gare più accese, in questa parte della Challenge si respirava grande suspense. Nei riquadri dello schermo, le espressioni dei ragazzi, in religioso silenzio, tradivano l’ansia di sapere se il loro nome o quello della loro squadra sarebbero stati proclamati vincitori. Ed è stato bello, da lì a poco, osservare il cambio di espressione dei pochi eletti e l’atteggiamento sportivo degli altri colleghi che si congratulavano con loro. Testimonianza dell’atmosfera di sana competizione instauratasi durante tutto l’evento.
Abbiamo progettato il Business Game non solo per raggiungere il climax competitivo di University Talent Challenge, ma anche per consentire a giovani menti brillanti di affacciarsi concretamente alle sfide professionali future. Perciò abbiamo invitato il team vincitore a commentare la strategia adottata. Ciò ha innescato un interessante ping pong di domande e risposte con i membri degli altri team, che ha messo in luce i punti di forza e le aree di miglioramento. Un’occasione preziosa di apprendimento collettivo sugli approcci manageriali e sulle competenze di teamworking, da cui tutti hanno potuto trarre insegnamenti.
I risultati della classifica hanno riflesso sia le decisioni strategiche prese durante il gioco sia la capacità di adattamento e di lavorare all’unisono di ciascun team.
Eletto dagli HR delle aziende partner, il “Best Team” è stato premiato per l’eccezionale sinergia con cui ha condotto il gioco. Questo riconoscimento è andato al gruppo che meglio ha incarnato lo spirito di squadra e la capacità di lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni.
Il “Winning Team”, invece, è stato decretato sulla base del punteggio più alto raggiunto nel Business Game. Il riconoscimento ha premiato la destrezza strategica e l’acume nel mondo degli affari.
Il titolo di “Best Pitch”, anch’esso votato dagli HR, ha gratificato il candidato che ha registrato la presentazione più convincente, dimostrando abilità nel comunicare e argomentare in inglese.
Infine abbiamo premiato le due persone che hanno totalizzato il punteggio più alto nello Skillgame. Sì, il livello di preparazione dei partecipanti era alto e abbiamo avuto un ex equo.
Per lasciare una traccia tangibile di questa esperienza, abbiamo conferito a tutti i ragazzi degli open badge, tra quelli di partecipazione e quelli abbinati ai traguardi. Ci tenevamo a offrirgli questi certificati digitali per riconoscere ufficialmente le loro abilità, nonché le competenze e i meriti acquisiti durante l’evento. Gli open badge sono uno strumento efficace per mostrare le proprie competenze, perché sono facilmente condivisibili attraverso vari canali digitali. Infatti, dopo solo qualche ora dalla conclusione dell’evento, i ragazzi hanno cominciato a esibirli sui loro profili social.
Questo finale ha rappresentato non solo il culmine di un percorso di crescita e apprendimento per i partecipanti, ma anche un momento di riconoscimento del talento e dell’impegno messi in campo. I vincitori hanno avuto l’opportunità di distinguersi davanti alle aziende leader del settore, posizionandosi in modo favorevole per eventuali future opportunità di carriera. Per tutti i partecipanti, comunque, è stata un’esperienza che ha arricchito il loro bagaglio professionale e personale, consentendo di sviluppare competenze chiave come il pensiero critico, la pianificazione strategica, il lavoro di squadra e la capacità decisionale. Una full immersion di esperienza sul campo, dunque, oltre che una competizione stimolante e avvincente. E come testimoniano gli stessi partecipanti nei loro feedback, un modo efficace per vivere in prima persona la complessità e le sfide della gestione aziendale, per prepararsi a entrare con fiducia nel mondo del lavoro.
“È stata un’esperienza straordinaria in cui non solo ho avuto modo di scoprire queste aziende di successo – ha scritto Giorgia, laureanda magistrale in Scienze Economico-Aziendali – ma anche di collaborare con altri giovani talenti. Insieme, abbiamo affrontato una stimolante simulazione di marketing e il mio team è riuscito ad assicurarsi il terzo posto. Durante questo processo ho appreso preziose competenze nella strategia di marketing e nel lavoro di squadra”.
Questo feedback condensa bene lo spirito e i valori con cui abbiamo progettato la Challenge. Siamo felici che il tono dei vari messaggi che ci sono pervenuti, sia sempre questo.
Per tutti, insomma, non è stata solo un’assessment, ma un trampolino verso il futuro. Quel futuro che, come diciamo nel nostro pay-off, appartiene ai giovani di talento.
Un ringraziamento speciale va ai nostri partner, che con i loro racconti d’impresa hanno contribuito a creare un ambiente stimolante e a tracciare affascinanti prospettive di carriera per i talenti in gioco.
Alla fine di ogni spettacolo, di solito, sono gli attori a tornare sul palco per ricevere gli applausi. Nel nostro caso, l’ovazione va all’intero cast, davanti e dietro le quinte. Poiché se fosse venuto meno un solo grammo di entusiasmo, probabilmente il risultato non sarebbe stato altrettanto esaltante. Grazie, grazie a tutti!
Infine, come si dice in gergo, “the show must go on”. Stiamo già fantasticando sulla prossima edizione. Perché cos’è una fine se non il passaggio verso un nuovo inizio? Abbiamo in serbo nuove sfide per solleticare creatività e ingegno, incontri con figure di spicco del mondo accademico e aziendale, nuovi partner ansiosi di scoprire i talenti emergenti del panorama universitario italiano.
Perciò tenete d’occhio i nostri canali. A tutti un grande in bocca al lupo e alla prossima Challenge!